Toso tra le 100 eccellenze italiane della sostenibilità

La storica cantina di cossano Belbo riceve il Sustainability AwardsecondForbes, nellaclassifica stilata da Credit Suisse e Kon Group e pubblicata da Forbes Italia.

Kon Group, operatore italiano nella consulenza aziendale e finanziaria alle imprese, e Credit Suisse, una delle principali banche mondiali che da anni promuove investimenti sostenibili, hanno voluto creare per il sistema imprenditoriale italiano una maggiore consapevolezza della sostenibilità delle imprese attraverso la misurazione, con il rating Esg, dei risultati raggiunti e delle aree di miglioramento da implementare. I rigorosi criteri con cui si è attribuito il rating da parte di Altis Università Cattolica e il controllo incrociato dei risultati attraverso il rating di Reprisk, hanno consentito agli organizzatori di questa prima edizione di selezionare le imprese che maggiormente si sono distinte e operano spesso da anni per una produzione sostenibile. Tra gli elementi che hanno avuto rilievo ai fini del rating è stata particolarmente approfondita la propensione innovativa in materia di governance e social.

La storia della famiglia Toso si intreccia da oltre 100 anni e da quattro generazioni alla tradizione piemontese del vino e alle sue terre più vocate: il capostipite Vincenzo Toso, bisnonno degli attuali titolari nel 1910 trasferì la sua attività dall’astigiano, terra vocata al vitigno Barbera, a Santo Stefano Belbo, nel cuneese, dove le colline erano invece vestite dai filari del Moscato. Ed è proprio in queste zone che l’attività di famiglia avrebbe messo radici durature. Dal 1993, l’azienda si è trasferita definitivamente nell’attuale sede di Cossano Belbo: l’azienda resta profondamente radicata nella tradizione e contemporaneamente proiettata verso il futuro, guidata oggi dalla quarta generazione della famiglia con i due fratelli Gianfranco e Pietro ed il cugino Massimo.

La cantina vinicola Toso ha sviluppato nel tempo una politica aziendale volta alla sostenibilità e al green: a partire dalle infrastrutture fino al prodotto finito, tutto è fatto seguendo alcuni principi di sostenibilità. Soprattutto negli ultimi anni l’azienda ha intrapreso una strada volta al risparmio energetico per rispettare l’area in cui opera: si è scelto di abbandonare l’uso di combustibili minerali a favore dell’utilizzo di una caldaia a biomassa alimentata da scarti di lavorazione o delle potature degli alberi. Questa caldaia viene utilizzata per scaldare gli ambienti lavorativi ma anche per mettere in moto altri macchinari. Rientrano nel piano di risparmio energetico anche l’installazione di tre impianti fotovoltaici che forniscono energia per il 50% del consumo aziendale, e, grazie ad un sistema di supporto di monitoraggio dei consumi, si sono potuti individuare quei punti in cui era possibile un miglioramento, intervenire e ridurre ulteriormente i consumi.

Anche il magazzino è stato completamente automatizzato con navette robot: questo ha permesso di stoccare la merce in unico magazzino presso la sede di produzione, aspetto da non sottovalutare perché così si è diminuito ulteriormente anche l’utilizzo dei mezzi gommati.

Di fondamentale importanza per Toso e per i suoi prodotti è il laboratorio interno che con continue analisi e controlli verifica il buon andamento del processo di produzione. Anche attraverso questi controlli è possibile produrre vini senza solfiti aggiunti.

Toso ha infine numerose certificazioni: ambientali, per il risparmio energetico ma anche per la gestione dei rifiuti.

Dunque, si può dire che Toso abbia adottato un approccio generale della propria attività volto alla sostenibilità, è fondamentale per l’azienda avere un impatto ambientale il più basso possibile per un semplice motivo: come ci ha insegnato Einstein, nulla si crea, nulla si distrugge ma tutto si trasforma. Un concetto semplice ma che è bene guidi le azioni di tutti, anche e soprattutto di un’azienda vitivinicola: è importante mantenere un buon rapporto con l’ambiente in cui si opera e non inquinare per esempio con emissioni o scarichi idrici perché sarebbero tutti fattori che, indirettamente, inciderebbero sulla materia prima e quindi sulla qualità del prodotto finito.